Preso dall'insonnia mi alzo alle 04.00 di mattina e accendo la tv. Cosa guardo? Un programma di cucina, no? Per la prima volta decido di guardare il programma «Hell's Kitchen», una sorta di reality di produzione americana e, siccome sono un ragazzo fortunato, è la finale. Al di la della spettacolarizzazione necessaria per un reality mi auguro che si parli davvero di cucina. In effetti qua e la l'argomento viene toccato con serietà ma ovunque prevale la drammatizzazione del momento, necessaria per mantenere il ritmo televisivo. I piatti preparati sono semplicemente figli di una cucina “continentale” e pseudointernazionale priva di un territorio e di materie prime alle spalle. Per esempio, la finalista donna, tale Bonnie, annovera tra i suoi piatti forti le “fettuccine all'Alfredo”. Come variante d'effetto la cuoca aggiunge gamberetti saltati con un po' di peperoncino. E tutti ad applaudire la grande creazione.
Intendiamoci: non voglio cadere nel luogo comune che gli americani non sanno mangiare. Sono stato negli USA e ho mangiato molto bene. Vi dirò di più: in sala ho visto professionalità di gran lunga maggiore rispetto all'Italia. Questo programma, tuttavia, con i suoi eccessi, anche verbali, dell'estroso conduttore, chef Ramsey, non convince appieno. La scelta dei concorrenti, inoltre, è un casting vero e proprio che mette insieme qualche personaggio pittoresco a qualche vero cuoco. La finale, quindi, è tra due veri cuochi...e gli altri sono serviti per allungare il brodo, tant'è che vengono eliminati per aver scotto la pasta o il riso. Roba che nemmeno la mensa aziendale della FIAT...
Insomma, il risultato complessivo non convince. Troppo show e troppo poca cucina. Troppe prove ma poche sfide vere. La cucina proposta ruota intorno a piatti insulsi dove ciò che conta e la cottura e la speziatura. Cumino, coriandolo, dragoncello... Va tutto bene, peró la banalità regna sovrana.Lo chef Gordon Ramsey perchè crea menu’ sempre con la stessa roba in tutte le edizioni ? Ci sono sempre le stesse pietanze, mai una variante: pettini di mare, capesante, Caesar salad , filetto alla Wellington, pollo...
È certamente significativo che un programma del genere, con quel tipo di conduzione e drammatizzazione, non potrebbe "attecchire" in un Paese come il nostro, dove la buona cucina è una cosa troppo seria per farla scadere nella solita americanata.
LA STORIA DI ALFREDO DI LELIO E DELLE SUE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” NOTE IN TUTTO IL MONDO
RispondiEliminaCon riferimento al Vostro articolo che cita le “fettuccine all’Alfredo”, abbiamo il piacere di raccontarVi la storia di nostro nonno, creatore delle “fettuccine all’Alfredo”, piatto noto in tutto il mondo.
Alfredo Di Lelio aprì il ristorante “Alfredo” nel 1914 in un locale nel centro di Roma, dopo aver lasciato il suo primo ristorante condotto con la madre Angelina a Piazza Rosa (piazza scomparsa nel 1910 a seguito della costruzione della Galleria Colonna/Sordi). In tale locale si diffuse la fama, prima a Roma e poi nel mondo, delle “fettuccine all’Alfredo”.
Nel 1943, durante la guerra, Di Lelio cedette detto locale. Nel 1950 Alfredo Di Lelio decise di riaprire con il figlio Armando il suo ristorante a Piazza Augusto Imperatore n.30 “Il Vero Alfredo”, gestito oggi dai nipoti Alfredo ed Ines (lo stesso nome della nonna, moglie di Alfredo Di Lelio, cui furono dedicate le fettuccine). Le fettuccine sono servite con le famose “posate d’oro” (forchetta e cucchiaio d’oro) regalati nel 1927 ad Alfredo dai due noti attori americani M. Pickford e D. Fairbanks (in segno di gratitudine per l’ospitalità)..
Il locale di Piazza Augusto Imperatore è, quindi, quello che segue la tradizione familiare di Alfredo Di Lelio e delle sue note fettuccine (cfr. il sito di “Il Vero Alfredo” http://www.alfredo-roma.it/).
Desideriamo precisare che altri ristoranti “Alfredo” a Roma non appartengono alla nostra tradizione familiare.
Vi informiamo che il Ristorante “Il Vero Alfredo” è presente nell’Albo dei “Negozi Storici di Eccellenza – sezione Attività Storiche di Eccellenza” del Comune di Roma Capitale.
Cordiali saluti
Alfredo e Ines Di Lelio
Buongiorno!
EliminaVi ringrazio per la cortese precisazione. Purtroppo la cucina italiana all'estero e' reinterpretata/banalizzata da chef o pseudo tali, troppo spesso purtroppo di origine italiana.
A questo punto verro' a Roma per gustare le vostre famose fettuccine, di cui mi piacerebbe pubblicare anche la ricetta (a meno che non sia un segreto!).
Cordiali saluti,
Davide Monorchio
Informatore enogastronomico